ART SOUVENIR Al-bunduqiyya
WALK IN VENICE
"Walk in Venice", libro gioco. 2014.
Otto diversi scorci della città di Venezia, che possono essere sfogliati o ricomposti in una camminata immaginaria della città.
Cartoncino intagliato. 16 x 20 cm.
ART SOUVENIR
Al-bunduqiyya Inaugurazione
Venerdì 13 dicembre 2013
La Fenice Gallery accoglie il progetto Art Souvenir Al-bunduqiyya in un nuovo spazio di esposizione, tra bookshop e mostra collettiva, che vede gli artisti dialogare con il loro territorio e le relative convenzioni, in maniera ironica, intelligente, e alla portata di ogni tasca.
A cura di Cecilia Tirelli
In collaborazione con Sara Benetti.
Opere di: Amedeo Abello, Daniela Albanese, Alvise Bittente, Marko Bjelancevic, Thomas Braida, Giacomo Briano, Angela Colonna, Lorenzo Commisso, Fabio De Meo, Andrea Grotto, Giulia Incani, Nicolas Magnant, Rachele Maistrello, Elena Mazzi, Corinne Mazzoli, Valentina Merzi, Valerio Nicolai, poubelle, Elisa Sartori, Michele Spagnolo, Andrea Rosara, Venanzio Straulino, Kreshnik Sulejmani, Cecilia Tirelli, Valerio Veneruso, Francesca Zucca.
Dalla radice di una parola, quasi quanto conoscere l’inizio di una storia personale, il termine Souvenir, in francese ricordo, è ormai un vocabolo molto comune, di cui forse si abusa, in quanto non si riconosce più in esso il significato reale, ovvero quello di raccogliere l’essenza di un determinato momento vissuto in un certo luogo, di cui si vuole preservare la memoria dell’esperienza.I viaggiatori più attenti inseguono da sempre, per questa ragione, testimonianze d’arte e di cultura, piccoli trofei carichi di malia che contengano in esse il genius loci, un’identità culturale locale, rivolta ad un passato più o meno tradizionale o ad un valore simbolico.
Sin dal XVIII secolo, momento in cui i viaggi di piacere e gli spostamenti in genere subirono un notevole incremento, la propensione dei visitatori ad acquistare piccoli oggetti confezionati venne sfruttata commercialmente. Ed è ancor oggi così: se molte cose negli ultimi secoli sono cambiate, rimane la necessità di raccontare l’”avventura”, mostrare di averla vissuta, esibire dei souvenir.
L’oggetto-memoria è quindi comunemente inteso come una piccola parte per raccogliere il tutto. E’ infatti un’espressione di cultura tangibile che contribuisce in ogni caso alla definizione del profilo identitario locale. Consapevole, o meno, il loro significato ha evidentemente ancora la carica necessaria per attirare l’attenzione. Alimentano le mappe mentali collettive e condizionano fortemente la rappresentazione di un mondo nel quale progressivamente gli spazi turistici e quelli culturali si sovrappongono.
Veicolo del progetto è perciò anche volontà di indagare sui meccanismi che portano al fenomeno merchandising tanta fortuna. Non possiamo dimenticare Piero Manzoni e la sua celebre ‘Merda d’artista’, novanta edizioni in lattina, che oggi possiamo considerare pioniere del merchandising artistico, la cui opera diventa spunto di riflessioni sul marketing.
Per merchandising si intende precisamente l’impiego di un brand o dell’immagine di un bene noto per venderne un altro; un processo vivo anche nel sistema dell’arte, dove tante volte è l’artista stesso ad indossare i panni di un luminoso brand.
“Damien Hirst is a brand, because the art form of the 21st century is marketing. To develop so strong a brand on so conspicuously threadbare a rationale is hugely creative – revolutionary even.“
(Greer, Germaine – 22 September 2008, “Germaine Greer Note to Robert Hughes: Bob, dear, Damien Hirst is just one of many artists you don’t get”, The Guardian)
Al-bunduqiyya Inaugurazione
Venerdì 13 dicembre 2013
La Fenice Gallery accoglie il progetto Art Souvenir Al-bunduqiyya in un nuovo spazio di esposizione, tra bookshop e mostra collettiva, che vede gli artisti dialogare con il loro territorio e le relative convenzioni, in maniera ironica, intelligente, e alla portata di ogni tasca.
A cura di Cecilia Tirelli
In collaborazione con Sara Benetti.
Opere di: Amedeo Abello, Daniela Albanese, Alvise Bittente, Marko Bjelancevic, Thomas Braida, Giacomo Briano, Angela Colonna, Lorenzo Commisso, Fabio De Meo, Andrea Grotto, Giulia Incani, Nicolas Magnant, Rachele Maistrello, Elena Mazzi, Corinne Mazzoli, Valentina Merzi, Valerio Nicolai, poubelle, Elisa Sartori, Michele Spagnolo, Andrea Rosara, Venanzio Straulino, Kreshnik Sulejmani, Cecilia Tirelli, Valerio Veneruso, Francesca Zucca.
Dalla radice di una parola, quasi quanto conoscere l’inizio di una storia personale, il termine Souvenir, in francese ricordo, è ormai un vocabolo molto comune, di cui forse si abusa, in quanto non si riconosce più in esso il significato reale, ovvero quello di raccogliere l’essenza di un determinato momento vissuto in un certo luogo, di cui si vuole preservare la memoria dell’esperienza.I viaggiatori più attenti inseguono da sempre, per questa ragione, testimonianze d’arte e di cultura, piccoli trofei carichi di malia che contengano in esse il genius loci, un’identità culturale locale, rivolta ad un passato più o meno tradizionale o ad un valore simbolico.
Sin dal XVIII secolo, momento in cui i viaggi di piacere e gli spostamenti in genere subirono un notevole incremento, la propensione dei visitatori ad acquistare piccoli oggetti confezionati venne sfruttata commercialmente. Ed è ancor oggi così: se molte cose negli ultimi secoli sono cambiate, rimane la necessità di raccontare l’”avventura”, mostrare di averla vissuta, esibire dei souvenir.
L’oggetto-memoria è quindi comunemente inteso come una piccola parte per raccogliere il tutto. E’ infatti un’espressione di cultura tangibile che contribuisce in ogni caso alla definizione del profilo identitario locale. Consapevole, o meno, il loro significato ha evidentemente ancora la carica necessaria per attirare l’attenzione. Alimentano le mappe mentali collettive e condizionano fortemente la rappresentazione di un mondo nel quale progressivamente gli spazi turistici e quelli culturali si sovrappongono.
Veicolo del progetto è perciò anche volontà di indagare sui meccanismi che portano al fenomeno merchandising tanta fortuna. Non possiamo dimenticare Piero Manzoni e la sua celebre ‘Merda d’artista’, novanta edizioni in lattina, che oggi possiamo considerare pioniere del merchandising artistico, la cui opera diventa spunto di riflessioni sul marketing.
Per merchandising si intende precisamente l’impiego di un brand o dell’immagine di un bene noto per venderne un altro; un processo vivo anche nel sistema dell’arte, dove tante volte è l’artista stesso ad indossare i panni di un luminoso brand.
“Damien Hirst is a brand, because the art form of the 21st century is marketing. To develop so strong a brand on so conspicuously threadbare a rationale is hugely creative – revolutionary even.“
(Greer, Germaine – 22 September 2008, “Germaine Greer Note to Robert Hughes: Bob, dear, Damien Hirst is just one of many artists you don’t get”, The Guardian)